Quindi ho visitato di nuovo
questa località dell'amore, penisola di fabbriche,
paradiso delle officine e porticato delle fabbriche,
paradiso dei piroscafi sul fiume,
Sussurrai di nuovo:
eccomi di nuovo nelle casse dei neonati.
Così ho di nuovo eseguito Malaya Okhta attraverso mille archi.
Davanti a me il fiume
disteso sotto il fumo del carbone,
dietro il tram
tuonò incolume sul ponte,
e recinzioni in mattoni
l'oscurità improvvisamente si illuminò.
buon pomeriggio, così ci siamo incontrati, povera gioventù.
Il jazz suburbano ci accoglie,
ascolta i camini delle periferie,
dixieland dorato
bellissimo in berretti neri, affascinante,
non anima o carne -
l'ombra di qualcuno su un grammofono nativo,
come se il tuo vestito fosse improvvisamente sollevato dal sassofono.
In una marmitta rosso vivo
e in un mantello nei vicoli, nella parte anteriore
ti trovi in vista
sul ponte vicino agli anni irrecuperabili,
stringendo un bicchiere di limonata non finito,
e ruggisce dietro il costoso tubo del mulino.
buon pomeriggio. Bene, un incontro con noi.
Quanto sei disincarnato!
Vicino a un nuovo tramonto
spinge sparando tele in lontananza.
Quanto sei povero! Tanti anni,
ma si precipitò invano.
buon pomeriggio, la mia giovinezza. Dio mio, quanto sei bella!
Sulle colline gelate
i levrieri corrono silenziosamente,
tra le paludi rosse
il treno emette un segnale acustico,
su un'autostrada vuota,
scomparendo nel fumo del bosco,
taxi decollo, e i pioppi guardano in alto nel cielo.
Questo è il nostro inverno.
La lanterna moderna sembra con un occhio mortale,
bruciando davanti a me
abbaglianti migliaia di finestre.
Alza il mio grido,
in modo che non si scontri con le case:
Questo è il nostro inverno, tutto non può tornare.
A morte, no,
non la troveremo, non trovare.
Dalla nascita alla luce
andiamo da qualche parte ogni giorno,
come qualcuno in lontananza
suona alla grande nei nuovi edifici.
Scappiamo tutti. Solo la morte ci raccoglie.
Si intende, nessuna separazione.
C'è un grande incontro.
Si intende, qualcuno ci improvvisamente
abbraccia le spalle al buio,
e, pieno di oscurità,
e pieno di tenebre e di pace,
stiamo tutti insieme sul fiume scintillante freddo.
Quanto è facile per noi respirare,
perché come una pianta
nella vita di qualcun altro
diventiamo luce e ombra
o più -
Ecco perchè, quello che tutti perdiamo,
correre indietro per sempre, diventiamo morte e paradiso.
Eccomi di nuovo qui
nello stesso paradiso luminoso - da una fermata a sinistra,
correndo davanti a me,
chiusura con le palme della vigilia nuova,
adamo rosso vivo
in lontananza appare negli archi,
Il vento della Neva risuona tristemente nelle arpe sospese.
Quanto è veloce la vita
nel paradiso in bianco e nero delle nuove costruzioni.
Il serpente è intrecciato,
e il cielo è eroico silenzioso,
montagna di ghiaccio
luccica immobile vicino alla fontana,
la neve del mattino venti, e le macchine volano senza sosta.
Non sono davvero io,
illuminato da tre lanterne,
tanti anni nell'oscurità
correva tra i frammenti di terre desolate,
e lo splendore del cielo
la gru vorticava?
Non sono davvero io? Qualcosa qui è cambiato per sempre.
Qualcuno nuovo regna,
senza nome, bellissimo, onnipotente.
brucia sulla patria,
la luce si riversa blu scuro,
e agli occhi dei levrieri
le luci frusciano - fiore dopo fiore,
qualcuno cammina sempre da solo vicino alle nuove case.
Si intende, nessuna separazione.
Si intende, invano abbiamo chiesto perdono
alla loro morte.
Si intende, nessun ritorno per l'inverno.
Rimane una cosa:
camminare per terra senza allarme.
Non posso restare indietro. Solo il sorpasso è possibile.
Quella, dove andiamo di fretta,
è l'inferno o il paradiso,
o semplicemente oscurità,
buio, è tutto sconosciuto,
caro paese,
soggetto costante di lode,
Non è lei l'amore?? No, non ha nome.
Questa è la vita eterna:
ponte suggestivo, parola incessante,
chiatta a vela,
rivitalizzazione dell'amore, uccidere il passato,
luci del piroscafo
e lo splendore delle vetrine, lo squillo di tram lontani,
lo spruzzo di acqua fredda vicino ai tuoi pantaloni larghi.
Congratulazioni a me stesso
con questa scoperta anticipata, con te,
Mi congratulo con me stesso
con un destino sorprendentemente amaro,
con questo fiume eterno,
con questo cielo in bellissimi alberi di pioppo,
con descrizioni di perdite dietro la silenziosa folla di negozi.
Non residente in questi luoghi,
non morto, e una sorta di intermediario,
completamente solo
gridi di te alla fine:
non ha riconosciuto nessuno,
identificato, dimenticato, ingannato,
Grazie Dio, inverno. Si intende, Non sono tornato da nessuna parte.
Grazie Dio, sconosciuto.
Non incolpo nessuno qui.
Non imparare niente.
io vado, di fretta, sorpasso.
Com'è facile per me adesso
Ecco perchè, che non mi sono separato da nessuno.
Grazie Dio, che sono sulla terra senza patria.
Congratulazioni a me stesso!
Quanti anni vivrò, Non ho bisogno di niente.
Quanti anni vivrò,
Quante ne darò per un bicchiere di limonata.
Quante volte tornerò, come se chiudessi a chiave la casa,
quanto darò per la tristezza da un tubo di mattoni e da un cane che abbaia.